con lei… io provo solo una grande rabbia e spesso fantastico di “dare una lezione” a
quel tipo.
E quando le parole non bastano, qualcosa giunge a far luce da un’altra prospettiva: un
sogno breve, essenziale, carico di significati difficilmente narrabili, è stato un
elemento fondamentale per provare ad avvicinarmi, mai in maniera esatta ma almeno
approssimativa, allo stato del sé di Gaia rispetto alla storia con Stefano. Sono io, non
Gaia, a fare questo sogno. Ricordo che erano le immagini a parlare: c’era quest’uomo
che si vedeva e non si vedeva, ed il sorriso di Gaia che, come una bambina in un
immenso parco giochi, si guardava intorno incantata, stregata, incredula.
Un’atmosfera di magia, un incanto. Ecco cos’è Stefano per Gaia: un misterioso
incanto, qualcosa dotato di unicità, qualcosa in cui lei stessa può sentirsi unica.
Soprattutto, qualcosa su cui non si può discutere, è il suo incanto e non si può
rompere, non ora.
Stefano è il primo uomo che Gaia frequenta e perde da quando è morto suo padre, il
primo “lutto affettivo” in assenza del sostegno paterno. Il fratello lontano, il padre
assente, Gaia si sente per la prima volta davvero sola ed in contatto con aspetti di sé
più “piccoli”, fragili, vulnerabili, bisognosi.
Quando capisce di essersi incastrata in un rapporto malsano si sente in trappola, parla
come se fosse condannata a combattere con “gente malata”…dice: “Stefano, mio
fratello, anche mio padre, tutti stanno male, tutti hanno dei problemi… mi sento
invasa da persone problematiche, anche le mie amiche si sfogano con me raccontando
le loro manie ed ossessioni… io non riesco a tirarmene fuori.”
L’analisi sta aiutando Gaia a prendere consapevolezza di aspetti di sé a lungo tenuti in
silenzio, aspetti strettamente legati al ruolo rigido su cui lei ha costruito gran parte
della sua identità: Gaia è quella che reagisce ai traumi, che non si abbatte, che non
molla, che ce la fa. In seduta invece piange, piange tanto e chiede aiuto.
“Non dobbiamo essere sempre allegri e sorridenti per forza… a volte possiamo anche
essere tristi, a volte possiamo anche star malissimo…” – dico.
Emerge che Stefano le fa rivivere il rapporto con il padre, un uomo sofferente in
quanto adottato in tenera età, un uomo che la faceva sentire importante attraverso
scenate di gelosia e possessività. Stefano è il carnefice che si mostra nel suo lato di
bambino goffo, uno che non sa dare un abbraccio caldo, e Gaia si tuffa nella
meraviglia di salvare un uomo difficile e scontroso. Un pizzico di tenerezza e
compassione verso Stefano, un duro dal cuore dolente, è sufficiente per lei a far fuori
tutte le ingiustizie e i soprusi dovuti sopportare per mantenere il legame.
Dopo aver fatto quel sogno, quando Gaia racconta di Stefano rivivo un po’ anche io
con lei quell’incanto e, come dice Modugno in una canzone che mio padre mi faceva
ascoltare da ragazzina in un periodo per me difficile, “perfino il tuo dolore…potrà
apparire poi meraviglioso…”
Il rapporto con Stefano porta in primo piano il tema della possibilità/impossibilità di
fare del male, di dire NO. Gaia non ha mai troncato un rapporto con un uomo, è
sempre stata lasciata, spesso in maniera improvvisa ed apparentemente inaspettata.
Il contatto con aspetti fragili e bisognosi di sé e dell’altro è un blocco, un nodo che
ultimamente sta emergendo anche nel ballo. Gaia, infatti, ha iniziato da un anno a
frequentare una scuola di tango, cosa che la appassiona moltissimo. Anche Stefano si
dedica a questo tipo di danza, ma in una scuola differente da quella di Gaia; tuttavia è