“Lezioni di tango” è un film dalle atmosfere rarefatte, ambientato fra Parigi, Londra e
Buenos Aires. Narra l’incontro fra una donna desiderosa di imparare il tango e l’uomo
che lei sceglie come proprio maestro. La danza diviene metafora dell’amore e della
vita, un film sul desiderio, sulla passione e sulla capacità della musica di far muovere i
corpi e di travolgere le anime.
La protagonista lavora nel cinema, lui insegna e balla il tango come un dio: si
incontrano, si amano, soprattutto si completano.
Lei, inizialmente goffa e inadeguata, si muove nel film guidata dalla voglia di diventare
brava ma soprattutto da una sorta di progetto, il progetto del sé nucleare che lei sente
di dover seguire. Imparerà a danzare tanto da diventare partner del suo maestro non
solo nella vita privata ma anche sul palcoscenico.
“Ho sempre voluto fare cinema” – dice lui a lei.
“Ho sempre voluto fare la ballerina” – risponde lei.
L’uno il sogno dell’altra. Insieme danno forma alla realizzazione del proprio progetto di
vita.
E quando la razionalità tenta di prendere il posto dell’emozione, quando l’etica
professionale e la paura di soffrire tentano di imporre distanze affettive incompatibili
con un senso autentico del proprio sé in relazione all’altro, tutto sembra paralizzarsi,
la fluidità si perde, i passi non trovano più la sintonia di prima, ci si accusa a vicenda:
“Dovremmo sublimare la nostra attrazione nel lavoro, concentrarci sul lavoro…” –
propone lui.
Una falsa recita ha vita breve, lei si ribella, lo scuote: “Tu hai gli occhi ma non mi
vedi, tu vedi solo te stesso, vuoi essere al centro della scena, vuoi che io ti segua e
non sopporti che io sono fatta anche per dirigere e non solo per seguire”.
Così lui va a riprendersi ciò che è suo, con gelosia, con passione, con amore. La
colonna sonora recita “Quando balliamo insieme mi sento sicura, sicura di conoscerti.”
Un ballo che è armonica sintonia fra due amanti, fra due anime che scoprono la
meraviglia di essere un’unica essenza, e di poter raggiungere la perfezione solo
nell’unione.
Guardo il film con trasporto, ballare così deve essere fantastico, una sensazione unica
di padronanza di sé e di sintonizzazione con l’altro, unita alla capacità di lasciarsi
andare al ritmo interiore, prima che esteriore.
Quanto può essere doloroso allora per Gaia non riuscire a vivere appieno tutto questo,
ora che il ballo è offuscato dalla presenza di un uomo così lontano dal poterle offrire
una esperienza di autentica reciprocità e fiducia!
Penso che questo mondo può essere estremamente sensuale e affascinante, così
come estremamente avvilente e deprimente per la propria autostima e
femminilità…ricordo le parole di Gaia in una delle nostre sedute: “Dipende da con chi
ballo…”
Come il sogno, così il dvd mi fornisce qualche frammento di un puzzle ancora in gran
parte misterioso.
Dopo aver visto il film, non le dico nulla delle mie associazioni con la sua storia di vita,
ma una cosa gliela dico: “Lo sa? Io gioco a beach volley…si gioca due contro due…è
incredibile come ci si senta piccoli ed avviliti nel vedere che il proprio compagno non è
in grado di aiutarci in una danza a due. E’ molto frequente che a beach volley due
fidanzati litighino a morte quando giocano assieme nella stessa squadra. Quando si è
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