frequente che i due si incontrino durante serate tanghere a cui partecipano varie
scuole.
Ballando il tango, Gaia sta sperimentando una grande difficoltà (unita ad un naturale
desiderio) nel sentirsi e mostrarsi femminile, nel farsi vedere bisognosa di un uomo
che “la sa portare”, una difficoltà che richiama il tema rovente del potersi fidare,
affidare ed abbandonare, anche sessualmente, ad un uomo.
Stefano ha inferto un duro colpo al sentimento di femminilità di Gaia, spesso costretta
a rivestire il ruolo maschile ed a difendersi duramente, in una sfida che poco spazio
lasciava al potersi mostrare all’altro anche nelle proprie fragilità. Lui, nel ballo come
nella vita, era sempre pronto a giudicarla e criticarla, e velocemente rifiutarla.
In seduta ascolto Gaia raccontarmi le sue vicende all’interno della scuola di tango, il
suo mondo è a me praticamente sconosciuto, non ho mai praticato nessun tipo di
danza, provengo da un ambiente sportivo differente, ma forse non completamente…
Gaia mi parla del malessere provato nel ballare il tango con Stefano, il ballo come
metafora sensuale e sessuale di due persone che non sanno trovare un giusto
equilibrio di ruoli e soprattutto una giusta distanza nell’avvicinarsi, nel venirsi
incontro… sembrano due giovinetti inesperti che si amano per la prima volta, e mentre
lui nel cercare solo il proprio piacere non la vede ma la invade, lei si chiude e si
irrigidisce, vergognandosi di un fallimento che, invece di essere vissuto come un
problema di coppia, viene sentito come una personale carenza.
Stefano si arrabbia con Gaia se lei sbaglia un passo, e l’aggredisce. Lei si sente
mortificata… la danza si spegne, la musica interiore si rompe, resta un lamento di
dolore e di solitudine.
Entrambi si incolpano a vicenda del disastro, e contemporaneamente sentono di non
essere capaci, di non funzionare. E più l’uno colpevolizza l’altro, più si sente egli
stesso un fallimento.
L’insoddisfazione domina il cuore di Gaia, e la sfida ricomincia: “Voglio che lui torni.”
Fattori interpretativi e non si intrecciano in continuazione, gli uni rendono
comprensibili ed utili gli altri, e il processo di assimilazione e di interiorizzazione della
terapia avviene nell’amalgamarsi di entrambi. Già la predisposizione mentale ed
emotiva a far propri gli elementi interpretativi è di per sé un fattore implicito
importantissimo, le cui basi si iniziano a co-costruire fin dalle prime sedute.
Empatizzare con lo stato affettivo e con i passaggi di stato del sé della paziente è
stato e continua ad essere uno dei modi per procedere in questa costruzione di un
implicito non interpretativo.
Un giorno acquisto un dvd dal titolo “Lezioni di tango”, mi attrae la trama, la
copertina, le atmosfere evocate.
Penso di vederlo e di tenere per me le impressioni che ne trarrò, senza
necessariamente fare degli interventi interpretativi in seduta.
Mi piace l’idea di avvicinarmi a quel mondo attraverso immagini e scene, voglio
sentirmi per un momento con quelle scarpette indosso, sentire cosa si prova.
Potrei chiederle semplicemente se lo ha visto e cosa le ha trasmesso, ma non per
imporle dei significati. Il mio intento è imparare qualcosa dal film e da Gaia, non
dettare i miei significati.